Il DDL Zan è inutile dove non è dannoso
Una legge liberticida camuffata da diritti, in assenza di doveri
“Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate” [Gilbert Keith Chesterton]
Leggiamo che l’amministrazione comunale si è schierata a favore del DDL Zan, eccezion fatta per la lista Con Saronno, la quale si mantiene prudente.
Raccogliamo con interesse queste uscite entusiastiche, mentre per quel che riguarda il DDL più glamour d’Italia dove non è inutile risulta essere dannoso. Vediamo in che senso.
Riguardo la tutela delle persone omosessuali e disabili da eventuali aggressioni il DDL è inutile nella misura in cui tali tutele esistono già, con tanto di aggravanti per crudeltà e futili motivi. Risulterebbe dannoso qualora passasse il concetto che aggredire un omosessuale sarebbe più grave che aggredire un eterosessuale, visto che si andrebbe a creare una sorta di gerarchia sociale in base all’orientamento sessuale, e non credo esista oggi nulla di più divisivo.
In buona sostanza a riguardo le leggi già ci sono e non serve aggiungere altro, fatto salvo che potrebbe avere senso inasprire ulteriormente le pene per aggressioni fatte per futili motivi e con crudeltà come viene proposto in un disegno di legge presentato dalla Lega.
Ma non è evidentemente su questo che verte il disegno di legge in questione.
Infatti già all’articolo 1 si equipara il sesso al genere, all’orientamento sessuale e all’identità di genere, ossia all’auto percezione: se un uomo dovesse sentirsi femmina, questo dovrebbe essere riconosciuto dallo stato, e, indipendentemente da eventuali transizioni di genere e di conseguenti adeguamenti all’anagrafe, potrebbe iscriversi alle competizioni femminili, come usufruire delle quote rose in una lista elettorale. E tutto questo non è fantascienza, purtroppo, ma è già realtà in diversi paesi definiti progressisti: ad esempio il partito Fuerza por México ha presentato ben 18 candidati maschi per le elezioni che si terranno nello stato di Tlaxcala. Le loro candidature sono state però respinte perché non avrebbero rispettato la parità legale, tra uomini e donne candidati. Per risolvere il problema i candidati, precedentemente registrati come uomini, si sono “autodeterminati” donne, e il tribunale, in ottemperanza a una legge sorella del DDL Zan, non ha potuto fare a meno che riconoscerne la validità. Oppure il caso di Valentina Petrillo, nata come Fabrizio Petrillo, l’atleta che correrà i 200 metri nei campionati paralimpici assortiti nella categoria T12, quella riservata agli ipovedenti, rigorosamente in una competizione fino ad ora riservata alle donne, o la sollevatrice di pesi neozelandese Laurel Hubbard, al secolo Gavin, che da due anni fa incetta di medaglie d’oro gareggiando nella categoria donne.
E ovviamente già questo primo articolo rende particolarmente scontente in primis le femministe e le attiviste di arci lesbica che si vedono scavalcare in molte conquiste, non dal terribile patriarcato, ma dalla corsa astratta e folle degli autoproclamati “diritti civili”. Sic transit gloria mundi…
Ma se andiamo avanti nel disegno di legge tanto sostenuto anche dalla nostra progressista amministrazione vediamo che, nell’articolo 2, è prevista la gattabuia per chi “Propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, istigazione a delinquere e atti discriminatori e violenti per motivi razziali, etnici, religiosi o fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità”: in parole povere, se un soggetto dovesse esprimere posizioni che potrebbero essere ritenute “discriminatorie” dalla comunità LGBT rischierebbe processo e condanna. E ciò già avviene, ad esempio nell’avanzatissima Inghilterra dove il 23 aprile scorso un pastore protestante, John Sherwood, è stato arrestato perché in luogo pubblico ha citato Genesi 1 “[…] maschio e femmina li creò […]” facendo come suo solito un sermone… ora il 73enne dopo essere stato ammanettato e trattenuto per una notte in cella è in attesa di processo. Un altro esempio sarebbe affermare che la famiglia è solo quella naturale composta da uomo e donna, oppure dichiararsi fermamente contrari all’utero in affitto. Infatti un diritto rivendicato dalle famiglie arcobaleno (come ribadito dai Sentinelli durante la manifestazione all’Arco della Pace lo scorso 8 Maggio) è il diritto alla riproduzione, ossia non solo di adottare un bambino, ma di partecipare attivamente alla fecondazione. Visto che per caratteristica specifica di una coppia omosessuale è l’impossibilità di tale evento, si apre la questione tanto dibattuta della “surrogata etica” o “gravidanza solidale”, in soldoni l’utero in affitto. Tale pratica, fortunatamente ancora fuori legge in Italia, prevede l’affittare sotto pagamento una donna e tramite fecondazione assistita ingravidarla, farle fare la gestazione e farla partorire, togliendole subito dopo il bambino per consegnarlo ai committenti. Se un soggetto dovesse esprimersi in disaccordo con tale pratica, per l’articolo 2 della proposta Zan, sarebbe passabile di propagandare odio omofobo. Signora libertà…
Si potrebbe facilmente proseguire sull’articolo 4 in cui i gentilissimi autori e sostenitori riconoscono che “sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni”, troppo gentili, purché non vengano ritenute discriminatorie in base ovviamente ai criteri precedentemente elencati, oppure l’articolo 7 in cui viene prevista la giornata nazionale contro omofobia, bifobia, lesbofobia, transfobia (che fine hanno fatto i disabili??) con tanto di (ri)educazione gender nelle scuole attraverso aberrazioni già note nel panorama globale, come il cambio di abiti (bambini in gonna e bambine con baffi disegnati), fiabe dove principesse baciano altre principesse e principi azzurri, allegrissimi, che fuggono insieme su cavalli dorati.
La questione è che questa è una legge bavaglio che non tutela nessuno, ma aiuta solo ad imporre modelli aberranti e astratti, fondati su capricci irrealizzabili, con toni distopici, repressivi e metodologie manipolatorie nei confronti di minori. Il tutto camuffato da battaglia per i diritti, rigorosamente in assenza di doveri.
Mi chiedo cosa pensa l’elettorato cattolico che ha sostenuto l’elezione di Airoldi dell’entusiasmo di questa amministrazione così impegnata a scrivere sulle mani il nome della legge che, de facto, imporrebbe la fine della professione pubblica della loro fede.
E ,i farebbe piacere sapere anche cosa pensano gli ex comunisti delle parole di Marco Rizzo, un avversario per noi, ma almeno coerente con sé stesso, che senza mezzi termini decreta l’ovvio affermando che “i desideri non sono diritti”, che la pratica dell’utero in affitto è un crimine, e che la giornata dei lavoratori ha visto come punta di diamante un rapper miliardario che vende smalti per uomini propagandare tutto ciò, mentre si rischiano migliaia di licenziamenti.
Marco Castelli Lega Lombarda Saronno